Io, a chi mette su una compagnia teatrale, (ma anche un'associazione culturale, o altre iniziative del genere), darei un premio speciale, del tipo "cavaliere del lavoro". I sacrifici, le lunghe serate passate a provare, i costumi, molte volte pagati di tasca propria, lo studio, l'organizzazione, tutto fatto con passione, e per amore dell'Arte. Ma poi, a pensarci bene, tale riconoscimento, a queste persone, non interesserebbe.
Un teatro solo "amatoriale"?
Interessante articolo sul teatro non "professionale" ma a volte migliore di quello.
Forse un po' stretto dentro quell'aggettivo "amatoriale" che rende malamente la passione e l'impegno di chi lo fa, il teatro delle compagnie filodrammatiche costituisce una realtà indiscutibilmente viva e dinamica. E' un Teatro fatto da persone che paese per paese, sera dopo sera, oltre il lavoro e gli impegni familiari, portano avanti, in maniera spesso assolutamente gratuita e volontaristica, il proprio amore per il Teatro, contribuendo alla crescita culturale e sociale della comunità in cui vivono e diffondendo l'amore e la conoscenza delle arti sceniche. Nei teatri parrocchiali, nelle sale di comunità, le compagnie teatrali amatoriali, con il loro radicamento sul territorio, favoriscono il rinsaldarsi delle comunità e rappresentano per molti il primo approccio alle scene, una vera e propria palestra artistica capace di offrire un'insostituibile opportunità formativa, culturale e aggregativa. Un Teatro che spesso non fa notizia o che fa sorridere chi, abituato a professionalità interpretative più alte, lo incontra ma che costituisce spesso l'humus sul quale si sono innestate vere e proprie storie di successo (pensiamo ai "Legnanesi"), capace com'è di riportare chi lo fa alle radici stesse del far Teatro: l'incontro con l'Altro.
Noi, gente di teatro. di Luana
Mi è capitato spesso ultimamente di riflettere sull'arte della recitazione e sull'immenso valore del teatro. Chi costruisce un progetto per il palcoscenico è artista a sè, questa dimensione non è lontanamente paragonabile a nessuna. Il progetto che sto vivendo richiede una buona tenuta del palcoscenico, ritmica, movimento sincrono alla battuta, e direi un certo coraggio. La macchina teatrale, se non bene oliata si inceppa, e il pubblico non coglie nulla di interessante. Ecco perchè come spettatrice sono sempre molto esigente. L'esperienza del Premio di regia - e averlo vinto - mi ha spinta a elaborare un lavoro il più possibile preciso e accurato. La difficoltà sta nel dirigere e recitare assieme. Il mio gruppo al momento è affiatato e molto motivato. Le dinamiche all'interno di un progetto teatrale, o di un qualsiasi progetto che possa realmente definirsi "artistico", sono affare delicato e molto serio. "Undicesimo piano" decolla pian piano, e presto sarà in quota, per conquistare onestamente il pubblico.
...gli uomini e le donne di teatro vivono nella linea d'ombra che c'è in mezzo ad una porta aperta tra il fuori e il dentro, la luce e il buio, la realtà e l'immaginazione, l'arte e la vita. Non fate loro scegliere dove andare, non chiedete loro da quanto tempo sono lì, non li spingete, non li tirate, restate a guardarli, ascoltateli, avranno di certo qualcosa da dire, hanno sempre qualcosa da fare e il loro dire e il loro fare a volte insegna, molto spesso emoziona, il più delle volte ti riesce a toccare.